L’ISS ha sviluppato uno strumento di monitoraggio per prevenire il rischio di fragilità della popolazione anziana

Il rischio di fragilità, cioè della perdita di autonomia nello svolgimento di attività fondamentali della vita quotidiana, si riconferma molto alto nel nostro Paese tra gli anziani. Se infatti l’Italia è tra i Paesi con più alto tasso di longevità in Europa e nel mondo, l’invecchiamento della popolazione comporta al tempo stesso una serie di implicazioni e di conseguenze non sempre positive: è quanto riporta l’indagine “Passi d’argento” 2016-2018, secondo la quale ben il 19% degli over 65 italiani è a rischio fragilità. Nello specifico, questo rischio riguarda il 12% dei 65-74enni e il 30% degli ultra 85enni, con una pronunciata differenza epidemiologica tra Nord (13%) e Sud/Isole (24%).

Per questo, a fine di prevenzione e contrasto alla condizione di fragilità, l’Istituto Superiore di Sanità ha sviluppato un’app rivolta agli operatori socio-sanitari, che consente di identificare gli anziani a maggior rischio di fragilità, il più delle volte dovuto allo scarso o assente livello di attività fisica. In questo modo, l’app fungerà da “campanello d’allarme”: basata sul questionario “Physical activity scale for the elderly” (PASE), validato a livello internazionale per misurare l’attività fisica praticata dagli ultra65enni e utilizzato anche in “Passi d’argento”, consentirà di individuare rischi e criticità del singolo anziano attraverso specifici parametri, e quindi di reindirizzarlo verso un percorso preventivo. Lo strumento, peraltro, è già stato testato in alcune realtà regionali come strumento di screening di comunità, dando ottimi risultati: la valutazione da parte degli operatori che l’hanno utilizzato è stata infatti molto positiva, e ne è prevista la diffusione in tutte le regioni, tra gli operatori sanitari, al termine del progetto.

 

“Se da una parte”, afferma Benedetta Contoli dell’ISS, responsabile scientifica del programma, “l’allungamento della vita media è il risultato di continui e importanti traguardi in campo diagnostico e terapeutico, dall’altra l’aumento della proporzione di anziani, che diventano gli utenti principali delle risorse sanitarie, impone un’attenzione crescente alla promozione di un invecchiamento sano e attivo e all’ottimizzazione delle opportunità di salute, di accesso equo alla prevenzione e alle cure”. “Pertanto”, aggiunge la ricercatrice, “avere la possibilità di identificare in termini epidemiologici quella parte di popolazione anziana più vulnerabile o a rischio di fragilità diventa cruciale per programmare, sia a livello centrale che locale, politiche mirate ed efficaci che rendano reversibile questa condizione di rischio o ne rallentino la progressione verso la disabilità. E poiché la sedentarietà è uno dei maggiori fattori predittivi della fragilità, come confermano anche i dati della sorveglianza ‘Passi d’argento’, la prevenzione e il contrasto della fragilità nell’anziano passa anche attraverso la lotta alla sedentarietà e la promozione dell’attività fisica e del movimento”.

 

Fonte: qds.it