Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Radiology. Indagine condotta su 100 pazienti affetti dalla malattia

L’accumulo di ferro nella neocorteccia celebrale potrebbe essere una delle cause del declino cognitivo e della perdita di memoria delle persone affette da Alzheimer. Lo rivela uno studio dalla Medical University di Graz, in Austria, pubblicato sulla rivista Radiology che evidenzia come i depositi di ferro siano correlati alla presenza della proteina beta amiloide che, aggregandosi, forma le caratteristiche placche che mandano in tilt le funzioni cerebrali.

Inoltre, l’accumulo di ferro va di pari passo con un aumento eccessivo della proteina tau nei neuroni, l’altra proteina complice dell’irreversibile declino cognitivo delle persone con Alzheimer.

Per la prima volta, lo studio ha individuato anomali livelli di ferro nello strato esterno del cervello la neocorteccia, coinvolta nel linguaggio, nel pensiero cosciente e in altre importanti funzioni. Questa area, infatti, sfugge normalmente alle indagini con la risonanza magnetica perché la sua particolare anatomia distorce i segnali dello strumento diagnostico. L’unica soluzione sarebbe quella di utilizzare apparecchi ad altissima risoluzione che però richiedono tempi lunghi per le scansioni.

I ricercatori hanno sottoposto 100 partecipanti con Alzheimer ad una risonanza magnetica a 3 Tesla capace di riprodurre dettagli anatomici con elevata precisione e in tempi accettabili. Ne è emerso che il maggiore accumulo di ferro era associato a un maggiore declino cognitivo indipendentemente dalla quantità di volume cerebrale perso.