Nonostante l’emergenza sanitaria da COVID-19, continuano le terapie per i pazienti affetti da tumore al polmone, ottenendo risultati importanti

In Sicilia, più di duemila uomini e quasi mille donne all’anno si ammalano di tumore al polmone, il 10% nella sola provincia di Messina.

La forma più comune di questa neoplasia, il carcinoma polmonare non a piccole cellule, prevede quattro stadi, ognuno dei quali viene trattato in modo specifico. A un terzo dei pazienti oncologici viene diagnosticato il carcinoma ai polmoni soltanto allo stadio III – detto ‘localmente avanzato’ -, che ha sua volta si divide in sottostadi, una condizione trattabile grazie a una combinazione di radioterapia e chemioterapia. La chirurgia radicale è una soluzione praticabile solo negli stadi iniziali (I e II). Nello stadio IIIA, l’intervento chirurgico è possibile in alcuni casi, grazie anche alla chemioterapia neoadiuvante, che consente di ridurre le dimensioni del tumore prima dell’operazione. Negli stadi IIIB e IIIC, l’intervento chirurgico radicale è raramente perseguibile e il trattamento di scelta, nella maggior parte dei pazienti, è rappresentato dalla combinazione di radioterapia e chemioterapia.

Anche durante l’emergenza sanitaria, le strutture del capoluogo siciliano hanno continuato ad operare a pieno regime, garantendo controlli accurati e terapie rapide e mirate. Tra queste, un ruolo di prim’ordine è svolto dalla radioterapia, necessaria a quasi il 50% dei pazienti. Sempre più utilizzate sono le nuove tecniche di chirurgia mini-invasiva video assistita, possibili grazie a macchinari innovativi come il Navigatore Magnetico Polmonare che, come spiega Giuseppe Casablanca, Direttore Chirurgia Toracica, dell’Ospedale Papardo di Messina, “permette la Electromagnetic Navigation Bronchoscopy (ENB), la più avanzata tecnologia nel campo diagnostico del cancro periferico del polmone, con cui è possibile effettuare prelievi anche di lesioni di pochi millimetri”.

Anche sul versante farmacologico arrivano buone notizie. Grazie all’immunoterapia, utilizzata conseguentemente ad altri trattamenti, è possibile ottenere un importante controllo della malattia. Vicenzo Adamo, Direttore dell’Oncologia Medica dell’ospedale siciliano, spiega: “I trattamenti immuno-oncologici di mantenimento, si inseriscono nel periodo di monitoraggio post-intervento, riducendo le recidive e aumentando il numero di pazienti in cui la malattia non ricompare o non avanza”.