Identificati i principali fattori che possono portare complicanze se aggrediti dal virus

Chi è affetto da diabete ha maggiori probabilità di avere complicanze se viene colpito dal Coronavirus.  Lo rivelano due studi italiani interdisciplinari condotti in stretta collaborazione tra i reparti di diabetologia, di malattie infettive e di terapia intensiva dei tre poli assistenziali de La Sapienza –  Policlinico Umberto I, Sant’Andrea di Roma e Santa Maria Goretti di Latina.

Uno screening condotto sulla popolazione diabetica ricoverata in questi ultimi mesi nei reparti Covid-19 ha identificato i principali fattori che, nelle persone affette da diabete mellito, sono maggiormente associati a una prognosi peggiore di infezione da SARS-CoV-2, ovvero la plurimorbidità cardio-metabolica, la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva e l’insufficienza renale cronica. Tutti questi fattori, il cui comune denominatore è l’insulino-resistenza, insomma favoriscono le forme più acute di infezione e la conseguente necessità di dover ricorrere alla ospedalizzazione e alle terapie intensive.

Nel primo studio, pubblicato sulla rivista Diabetes Research and Clinical Practice, i ricercatori hanno messo a confronto i pazienti diabetici  ricoverati per l’infezione da SARS-CoV-2 con pazienti che non hanno contratto il virus. “In questo modo” spiega a Repubblica.it Raffaella Buzzetti, del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza “abbiamo potuto osservare la presenza di bronco-pneumopatia cronica ostruttiva e l’insufficienza renale cronica quali principali patologie ‘accessorie’ che predispongono la popolazione diabetica a un rischio maggiore di ospedalizzazione per la malattia Covid-19″.

Queste indicazioni sono state confermate anche nel secondo studio del team di ricerca, pubblicato sulla rivista Cardiovascular Diabetology. Analizzando i dati contenuti nel corso del precedente screening, i ricercatori hanno dimostrato che i pazienti ricoverati per Covid-19 presentano molteplici e concomitanti patologie cardio-metaboliche, quali il diabete mellito, l’ipertensione e la dislipidemia (ovvero l’aumento del colesterolo plasmatico e dei trigliceridi).

“Per ridurre gli accessi in terapia intensiva e la mortalità tra i pazienti affetti da Covid” si augura la dottoressa Buzzetti “dovremmo in futuro prestare maggiore attenzione a tutti quei fattori di rischio che riguardano il cuore e l’apparato vascolare, puntando decisamente al rafforzamento delle politiche sanitarie di prevenzione primaria diffuse a livello territoriale”.