Servono maggiori investimenti nella forza lavoro e nelle infrastrutture e maggior attenzione per la qualità delle cure e la sicurezza
In un recente documento dal titolo “Forza lavoro e sicurezza nelle cure a lungo termine durante la pandemia COVID-19” l’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – ha fatto il punto sulla risposta messa in campo dai paesi aderenti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus nel settore dell’assistenza a lungo termine (Long Term Care).
Il quadro che emerge dall’analisi dei dati raccolti nelle 37 nazioni aderenti all’organismo internazionale non è confortante.
“Le persone anziane e i loro operatori sanitari – si legge nel documento – sono stati colpiti in modo sproporzionato dalla pandemia di COVID-19. Molti paesi dell’OCSE hanno adottato misure per contenere la diffusione dell’infezione e mitigarne l’impatto sui gruppi vulnerabili. Tuttavia, la crisi sanitaria sta mettendo in evidenza ed esacerbando problemi strutturali preesistenti nel settore dell’assistenza a lungo termine (LTC). Gli operatori sanitari sperimentano condizioni di lavoro difficili. Inoltre, vi sono disallineamenti di competenze, scarsa integrazione con il resto dell’assistenza sanitaria e standard di sicurezza inadeguati o scarsamente applicati. In prospettiva sono necessari maggiori investimenti nella forza lavoro e nelle infrastrutture LTC per garantire livelli adeguati di personale qualificato, con condizioni di lavoro dignitose e priorità nella qualità delle cure e sicurezza.”
Secondo l’OCSE i protocolli d’intervento e le misure di prevenzione adottate durante l’emergenza non sono state adeguate. Lo studio, infatti, mostra che “oltre la metà del danno che si verifica nelle strutture LTC è prevenibile e che oltre il 40% dei ricoveri negli ospedali da LTC sono evitabili. I residenti nelle strutture LTC hanno spesso un sistema immunitario compromesso o condizioni croniche che li espongono ad un aumentato rischio di infezione, specialmente, ma non solo, durante la crisi COVID-19. La stretta vicinanza e il costante contatto dei residenti con il personale sanitario e altri residenti possono facilitare la diffusione di infezioni respiratorie e di altro tipo”.