Uno studio italiano rivela come l’acido acetilsalicilico sia un valido strumento per la prevenzione
Assumere aspirina con continuità nel corso degli anni può ridurre in modo sensibile il rischio di contrarre diversi tipi di cancro dell’apparato digerente, compresi alcuni partcolarmente aggressivi asintomatici come quelli del fegato e del pancreas.
L’acido acetilsalicilico, già impiegato con successo in questi ultimi anni anche per la prevenzione e la cura di malattie cardiache, mostra ora i suoi benefici anche verso un’ampia gamma di neoplasie. È questo il risultato più interessante emerso da uno studio condotto in Italia da una équipe di ricercatori coordinata da Cristina Bosetti, responsabile dell’Unità di Epidemiologia dei tumori dell’Istituto Mario Negri di Milano, pubblicata su Annals of Oncology.
Analizzati 156 mila casi
Da diversi anni i dati di numerose ricerche scientifiche hanno confermato l’ipotesi che l’aspirina possa avere un effetto protettivo sull’intestino e che numerose evidenze scientifiche suggeriscono un’associazione con la riduzione del rischio anche in tumori del tratto esofageo e dello stomaco.
Oggi grazie all’impegno dell’istituto oncologico milanese è stata condotta una meta-analisi relativa a 113 studi osservazionali condotti nella popolazione generale fino al 2019, per un totale di 156 mila casi. Di questi studi, 45 riguardano l’intestino, 13 l’esofago, 10 il cuore, 14 lo stomaco, 5 i dotti biliari, il fegato e la cistifellea, 15 il pancreas e 10 il tratto testa-collo.
La conclusione è che l’assunzione regolare di una o due pillole di aspirina a settimana risulta associata ad una riduzione statisticamente significativa del rischio di sviluppare un tumore. In particolare quelle più significative riguardano: l’intestino (meno 27%); l’esofago (meno 33%); il cuore (meno 39%), lo stomaco (meno36%), il pancreas (meno 22%).
In Europa 10 mila morti in meno con l’aspirina
“Per il 2020 sono attesi circa 175 mila decessi per tumori dell’intestino in Europa, di cui 100 mila in persone tra 50 e 74 anni. Se altri studi confermeranno questi dati, assumendo che l’uso dell’aspirina passa dal 25% al 50% in questa fascia di età, potrebbero essere evitate 12-18 mila nuove diagnosi e 5-7 mila morti per tumore all’intestino” ha dichiarato al quotidiano La Repubblica, Carlo La Vecchia, Professore di Epidemiologia presso la Scuola di Medicina dell’Università di Milano che prosegue: “Altri 3 mila decessi potrebbero essere risparmiati per i tumori di esofago, stomaco e pancreas, e 2 mila per i tumori del fegato”.
Per quanto riguarda il tumore dell’intestino, i ricercatori del Mario Negri hanno anche analizzato dosi e durata di assunzione dell’aspirina, osservando che il rischio di cancro diminuisce all’aumentare della dose. Sostiene Cristina Bosetti: “Una dose tra i 75 e 100 mg al giorno è stata associata a un riduzione del 10% rispetto a chi non assume il farmaco; una dose alta, di 325 mg al giorno è invece associata a una riduzione del 35%, e una dose di 500 mg al giorno a una riduzione del 50%. anche se a maggiori somministrazioni corrisponde un aumento dei rischi collaterali, quali ulcere e sanguinamenti”. La coordinatrice progettuale prosegue mettendoci in guardia tuttavia da facili trionfalismi precisando che: “I dati riguardanti le dosi più alte, si basano su pochi studi e devono essere interpretati con precauzione .Inoltre, bisogna tenere anche tenere conto del rischio di ulcere e sanguinamenti ed altri effetti collaterali, che aumenta con la dose somministrata.”
Di particolare rilievo anche il tempo di assunzione: la riduzione del rischio di tumori dell’intestino passa dal 4% dopo un anno, all’11% dopo tre anni, al 19% dopo cinque e al 29% dopo dieci. Nel pancreas, dopo 5 anni si è visto un calo del 25% rispetto a chi non prende il medicinale.
Anche se i dati sono incoraggianti, concludono gli autori della ricerca, occorre però tenere presente che essa è stata condotta raccogliendo studi osservazionali e non prospettici, e possono esserci quindi fattori confondenti. Molti degli studi considerati ad esempio non hanno considerato l’uso concomitante di altri farmaci.
Un’altra forte raccomandazione che ci proviene dai ricercatori è quella di affidarsi sempre al proprio medico di famiglia, l’unico che conosca la storia familiare e i pregressi dei propri pazienti ed è per questo in grado di prescrivere l’aspirina senza rischi. Niente prevenzione fai da te con l’aspirina insomma.