
La ricerca, ora in partenza, avrà l’obiettivo di diagnosticare precocemente la fibrillazione atriale, principale fattore di rischio dell’ictus
Randomizzato col nome di Heartline Study e condotto da Janssen Pharmaceuticals (del gruppo Johnson & Johnson) in collaborazione con Apple, lo studio in partenza in questi giorni per la diagnosi precoce della fibrillazione atriale coinvolgerà, per tre anni, più o meno 150.000 cittadini statunitensi over 65, e si baserà interamente sull’utilizzo di dispositivi wearable (indossabili, come ad esempio gli smartwatch).
La fibrillazione atriale è infatti interamente riscontrabile tramite la tecnologia wearable, poiché consiste in un’alterazione dettagliatamente tracciabile del ritmo cardiaco. È importante sottolineare che di essa, principale campanello d’allarme per il rischio ictus, soffrono più di 33 milioni di persone in tutto il mondo, e risente di uno scarso approccio preventivo, se si considera che nel 30% dei casi viene diagnosticata solo in occasione di un evento cardiovascolare grave.
Ebbene, Heartline Study (che sarà il nome della stessa app scaricabile su iPhone in combinazione con l’app integrata in Apple Watch), intende appunto dimostrarne la possibilità di una diagnosi precoce. Nel caso, infatti, l’app integrata nello smartwatch registrasse una significativa alterazione del ritmo cardiaco da parte dell’anziano, invierà un alert tramite la “funzione di notifica del ritmo regolare”: il partecipante sarà così al corrente dell’anomalia del proprio battito, e dovrà rivolgersi al proprio medico per la pianificazione di ulteriori esami. (Lo studio non prevederà l’impiego di farmaci, e richiederà l’uso di un iPhone 6s o successivi.)
Qualora si rivelasse efficace nella diagnosi precoce, Heartline Study potrebbe rappresentare un punto di svolta nell’incidenza della fibrillazione atriale sulla popolazione: avrebbe infatti la capacità di potenziare la comprensione di come gli strumenti digitali dedicati alla salute (Digital health care) possano influire significativamente e positivamente, coinvolgendo i partecipanti e i pazienti a impegnarsi in prima persona nella valutazione dello stato di salute del proprio cuore, e accelerando tempi e modi di intervento.
Non solo, peraltro, per la fibrillazione atriale. Il beneficio potrebbe estendersi anche ad altre patologie. “Troppe persone che vivono con fibrillazione atriale non sono consapevoli del rischio che corrono”, ha infatti affermato Paul Stoffels, Chief Scientific Officer di Johnson & Johnson. “Se si confermasse l’assunto alla base del programma di ricerca, potremmo essere in grado di sfruttarlo per la diagnosi di altre patologie con sintomi fisiologici misurabili”.