Sperimentato positivamente in Europa un nuovo farmaco inibitore che riduce lo sviluppo di questa tipologia diffusa soprattutto tra gli anziani

Una nuova terapia mirata sarà presto a disposizione dei malati di leucemia linfatica cronica (LLC), la forma più comune della malattia che, solo, in Italia colpisce oltre 3 mila persone l’anno.

La Commissione Europea ha infatti autorizzato, dopo i risultati positivi di due studi clinici di Fase III, l’utilizzo del farmaco target Acalabrutinib per il trattamento dei pazienti adulti sia in prima linea sia dopo ricaduta o per chi non risponde ai trattamenti standard.

Il farmaco di nuova generazione è un inibitore selettivo di una proteina chiamata ‘tirosin chinasi di Bruton (BTK)” colpevole di generare la diffusione della malattia. Legandosi ad essa, Acalabrutinib ne blocca l’attività, riattivando le difese immunitarie dell’organismo.

La leucemia linfatica cronica causa la progressiva trasformazione delle cellule staminali del midollo osseo in linfociti anomali che smettono di essere efficaci nel contrastare le infezioni, riducendo anche la formazione di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine sani.

Questa patologia colpisce soprattutto gli anziani. L’età media alla diagnosi è attorno ai 65 anni e meno del 15% dei casi viene diagnosticato prima dei 60 anni.

“Uno dei maggiori ostacoli al trattamento dei pazienti, che in genere ricevono la diagnosi dopo i 70 anni e spesso presentano una o più comorbidità, è trovare terapie efficaci e tollerate per la gestione della malattia nel lungo periodo”, spiega a Repubblica.it Paolo Ghia, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, coordinatore in Italia della sperimentazione.

Acalabrutinib è in fase di studio anche per altri tumori del sangue, in particolare le neoplasie ematologiche a cellule B tra cui la LLC, il MCL, il linfoma diffuso a grandi cellule B, la macroglobulinemia di Waldenstrom, il linfoma follicolare e il mieloma multiplo ed altre neoplasie ematologiche.

“Alla luce dei risultati di efficacia e tollerabilità, l’approvazione europea di Acalabrutinib rappresenta un grande passo avanti per il trattamento dei pazienti affetti da questa patologia”, conclide il professor Ghia, “auspichiamo quindi che anche i pazienti italiani ne possano beneficiare presto”.